Dagli insegnamenti di Swami Satyananda Saraswati
Rikhiapeeth, Deoghar 2000 – 2007

Yajna: risveglio dell’uomo 

Gli Yajna sono iniziati con il risveglio dell’uomo, non con il risveglio della civiltà. Quando l’uomo si è risvegliato dal suo sonno profondo, cosa che naturalmente gli animali non sono in grado di fare, ha trovato intorno a sé qualcosa che bruciava, qualcosa che inghiottiva tutto, qualcosa di molto caldo, e ha capito che si trattava di fuoco. Anche gli animali lo hanno visto per milioni e trilioni di anni, ma non si sono ancora risvegliati al fuoco. L’uomo si è risvegliato al fuoco e così è iniziato lo yajna. 

Quindi, si può dire che il rituale dello yajna è iniziato con il fuoco e il fuoco è iniziato con il risveglio dell’uomo. Naturalmente, il fuoco è preesistente all’uomo. Il fuoco è eterno. Il fuoco è primordiale. Esisteva prima dell’uomo. Esisteva prima di ogni creatura vivente. Esisteva prima della creazione. Ma l’uomo non sapeva cosa fosse. È in quel preciso momento, quando ha preso coscienza del fuoco, che è iniziato lo yajna. Questo è il primo punto da ricordare.

Chidagni kunda sambhuta

Lo yajna non è un rito religioso, né un simbolo della storia. Lo yajna indica il primo giorno in cui l’uomo si è svegliato dalla fossa in cui ardeva il fuoco. Il mantra è: Chidagni kunda sambhuta. Chit significa coscienza, la coscienza nell’uomo, la coscienza nel cane, la coscienza nell’asino, la coscienza in ogni cosa. Agni significa fuoco. Kunda significa fossa verticale, non grotta orizzontale. Agni kunda significa fossa del fuoco. La parola sambhuta significa ciò che nasce, rappresenta il genere femminile e non quello maschile. Se si trattasse del genere maschile, la parola sarebbe sambhutaha. La parola sambhuta significa che ciò che è sorto dal pozzo di fuoco era la coscienza, e quella coscienza era una femmina.

La conoscenza del grano

Il secondo principio dello yajna è la conoscenza del grano. All’inizio della creazione, tutti vivevano in modo naturale, e sottolineo la parola “naturale”. Vivere di frutta, erba, insetti, carne si chiama vivere in modo naturale. Non conoscevano il grano. No, il grano c’era prima dell’uomo, ma l’uomo non lo conosceva. 

Il giorno in cui l’uomo ha saputo che esiste una cosa chiamata grano che può essere coltivata e mangiata, è stato il secondo giorno dello yajna. Pertanto, lo yajna non è storico. Non si può dire che sia iniziato con la civiltà vedica o con la civiltà orientale, no, no, no. Non confondete lo yajna con le civiltà religiose, settarie o politiche. È iniziato con il risveglio della coscienza dell’uomo. Quindi, il secondo elemento dello yajna è il grano.

Il principio madre

Chit è quella parte della coscienza dell’uomo che può vedere l’uomo, che può prendere coscienza del tempo e dello spazio e mettere in relazione l’uomo con il tempo, lo spazio e l’oggetto. La relazione tra oggetto o materia e tempo e spazio è una qualità di chit. Non chitta, che è un’altra cosa. Chitta è la memoria, ma chit significa consapevolezza, e voi siete nati con questa consapevolezza. Quando siete usciti dal grembo di vostra madre avevate questa consapevolezza, ma era latente. A poco a poco, questa consapevolezza latente si è rafforzata e l’idea “io sono” è emersa. A quel tempo, la prima persona con cui vi siete relazionati è stata la madre. Ogni volta che c’è un risveglio della coscienza in qualcosa, ci si relaziona prima con la madre. Pertanto, il terzo elemento importante dello yajna è la madre. 

La radice “ma rappresenta lo stato di ibernazione della creazione. Ma rappresenta il risveglio, il fiorire della creazione. Ma significa creazione, Ma significa creatore. All’inizio, il bambino conosce solo la madre. Per questo motivo, in sanscrito si usa il termine Ma o Mata. In inglese si dice la stessa cosa e in spagnolo si dice Madre. Sappiamo che tutti i bambini, indipendentemente dalla parte del mondo in cui sono nati, quando prendono coscienza vedono davanti a sé una signora e dicono “Ma”. Non dicono fa o ga o sa, dicono “Ma”! 

Ora, permettetemi di sottolineare l’aspetto importante di questo rituale. Lo yajna è un rituale esterno ed è un evento interno. La cerimonia che si svolgerà da domani è lo yajna esterno in cui tutti gli elementi saranno presentati come nello yajna interno. Sarete testimoni di questo yajna esterno per i prossimi cinque giorni. Ma per lo yajna interiore, dovete risvegliare il fuoco che arde dentro di voi attraverso le pratiche dello yoga. Si dice che alla base della colonna vertebrale, nel mooladhara chakra, ci sia una fossa o kunda. In quella fossa c’è un fuoco che deve essere acceso attraverso le pratiche del pranayama e dello yoga. Questo è lo scopo principale dello yoga, non la salute, la bellezza, un corpo snello o una vita sottile. Non sono in disaccordo sul fatto che lo yoga e il pranayama siano utili per tutto questo, ma lo scopo dello yoga è quello di accendere il fuoco. 

Lo yoga accende il fuoco nella fossa e questa fossa si chiama kunda. La parola kundalini deriva dalla parola kunda. Kundalini non significa spirale, correggetevi, correggete i vostri libri. Kundalini non significa spirale o serpente. Kundalini deriva dalla parola kunda, che significa fossa. La fossa è il mooladhara, che si trova proprio dietro il coccige. È un’entità fisiologica del corpo, piccola come un seme di senape. Così come esistono ghiandole come la tiroide, l’ipofisi, il timo e la pineale, allo stesso modo nel corpo esiste un punto subatomico minuscolo chiamato mooladhara. Accendere il fuoco nel mooladhara è lo scopo principale delle pratiche di yoga che avete fatto in tutti questi anni. Questo è lo yajna interiore. Purtroppo, non ne avete conosciuto l’uso e quindi ne avete fatto un cattivo uso. Mi dispiace, ma farò alcune affermazioni amare. L’avete usato per la progenie e il piacere. Ma non l’avete usato per il risveglio.

Attraverso lo yoga, si accende il fuoco e la coscienza si risveglia. La stessa coscienza attraverso la quale prendete coscienza del fuoco e del grano, la stessa coscienza attraverso la quale un bambino prende coscienza di sua madre, quella stessa coscienza compie un gigantesco risveglio. Si può definire la più grande esperienza dell’uomo. Dopo il risveglio, ascende a sahasrara e vi risiede per un certo periodo di tempo, non in modo permanente. Rimane in sahasrara per un periodo particolare, dove si satura di nettare, perché la sede del fuoco è nel mooladhara e la sede del nettare è nel bindu. Credo che sappiate tutto questo perché l’ho già detto nei miei libri sulla kundalini.  Dopo aver bevuto il nettare, ritorna nel mooladhara ed è conosciuta come coscienza discendente, non ascendente ma discendente.

Sono due esperienze diverse di coscienza: l’ascesa e la discesa. Mentre scende, nettarizza tutti i vostri centri, i vostri occhi, il vostro naso, la vostra pelle, il vostro corpo, i vostri pensieri, le vostre azioni, la vostra percezione, la vostra concezione, la vostra filosofia, l’esistenza stessa della vostra vita viene nettarizzata.

Yajna: risveglio dell’uomo – Chidagni kunda sambhuta – La conoscenza del grano – Il principio madre