Dagli insegnamenti di Swami Satyananda Saraswati
Rikhiapeeth, Deoghar 2000 – 2007
INTELLETTO E INTUIZIONE
Fonte di ispirazione
Come possiamo trovare e mantenere l’ispirazione? L’ispirazione può essere diretta e può anche essere raggiunta attraverso l’intelletto. Dopotutto, desideri l’ispirazione e stai pensando attraverso l’intelletto. Proprio come il sangue scorre nelle arterie ma può anche scorrere attraverso le vene collaterali, possiamo avere ispirazione direttamente, senza alcun coinvolgimento dell’intelletto, e anche attraverso l’intelletto. L’intelletto comprende.
Dal punto di vista pratico, non c’è una grande differenza tra l’intelletto e l’intuizione, il ragionamento e l’esperienza. Quando leggo la Bhagavad Gita, mi metto nella situazione di Arjuna e metto il mio io superiore al posto di Krishna e cambio la scena del campo di battaglia. Diventa la scena della mia vita: la mia famiglia, l’ufficio, il negozio, l’industria, mia moglie, i bambini, la causa in tribunale, la politica. Per me, i nemici da sconfiggere non sono fuori di me. Quindi sto usando e coinvolgendo l’intelletto per trovare ispirazione. L’esercito che voglio sottomettere non è composto da esseri umani; è composto dai miei istinti. Io sono il guerriero. Io sono il comandante in capo, Arjuna, e il mio io superiore è Krishna. Ora sorge la domanda: questo modo di pensare, che è intellettuale, è sufficiente per progredire nella vita spirituale?
Trascendere l’intelletto
Non abbiamo bisogno di trasformare l’intelletto, come pensano alcune persone, ma arriva un momento in cui dobbiamo trascenderlo. È un po’ come questo. Vai da Rikhia a Delhi in treno; il tuo mezzo è il treno. Ma non puoi usare un treno per andare da Delhi alla Grecia. Devi abbandonare il treno e procedere ora in aereo. Quindi, c’è un momento nella vita in cui l’intelletto è d’aiuto e c’è un momento in cui devi trascenderlo perché non può andare oltre un certo punto. L’intelletto può arrivare molto lontano. Può investigare su qualsiasi cosa senza aver avuto un’esperienza diretta. Può indagare su Dio, su esperienze misteriose, sul passato, che risale a milioni di anni. Tuttavia, c’è un limite all’intelletto, e arriva un punto in cui devi trascenderlo.
Quindi, aspettarti di ottenere ispirazione intuitivamente in questo momento non è appropriato, perché non c’è un aeroporto a Rikhia! Devi prendere il treno. Non puoi gestire l’intuizione perché non l’hai in questo momento. Passa attraverso l’intelletto e dopo un po’ di tempo, quando è il momento giusto, la trascenderai naturalmente. Non dovrai pensarci.
Il punto d’incontro
L’Occidente è principalmente intellettuale. Lì tutto è esaminato attraverso l’intelletto. Ma poi cosa succede? L’intelletto indaga su soggetti, viene fatta una percezione oggettiva e alla fine si ritorna al punto in cui giunge l’intuizione.
È stato con l’aiuto dell’intelletto che Darwin ha formulato la sua teoria dell’evoluzione. Si è anche detto che la terra sarebbe arrivata alla fine in 5000 anni, ma ora nessuno crede più in questo. Ora è stata avanzata un’altra teoria, cioè che la vita sulla terra provenne da qualche altro pianeta durante un’esplosione meteoritica. Attraverso la ricerca genetica si è scoperto che il gene è più antico dell’età della terra. La terra ha quattro miliardi e mezzo di anni, ma la vita ha cinque miliardi di anni. Quindi deve essere venuta da fuori. Tutto questo è stato scoperto attraverso l’intelletto. L’Occidente procede attraverso l’indagine intellettuale su un soggetto, andando sempre più avanti, e arriva allo stesso punto in cui si può giungere tramite l’intuizione. C’è un punto in cui le conquiste intellettuali e intuitive si incontrano.
Devi avere fede nell’intelletto. Le persone pensano che l’intelletto sia inferiore; ho sentito dire questo in particolare dagli occidentali, che pensano che l’intelletto sia materialistico. No, l’intelletto è uno strumento che può aiutarti a indagare sulle cose e che hai a tua disposizione. L’intuizione non è a disposizione della persona comune. Non tutti possono gestire l’intuizione, perché non possono averla. Solo poche persone come Cristo, Buddha o Shankaracharya avevano accesso all’intuizione. Tutti, però, possiedono l’intelletto. È uno strumento che hai a portata di mano per indagare.
Devi anche ricordare che jnana yoga è lo yoga dell’intelletto. Anche Shankaracharya ha detto che attraverso l’intelletto si può andare molto lontano, persino oltre la percezione materiale. Se l’intelletto si purifica attraverso processi spirituali, puoi rimanere con l’intuizione, non c’è differenza tra intelletto e intuizione. L’intelletto purificato è intuizione. È la stessa energia.
SII RESPONSABILE DI TE STESSO
Ogni individuo è responsabile per se stesso, e dovremmo tutti renderci conto di questo. Nessuno può cambiare un’altra persona. Questa è una conclusione a cui sono giunto. Ogni persona ha la responsabilità di cambiare i propri tratti buoni o cattivi. Sono io che posso correggere me stesso; tu non puoi farlo e nemmeno la polizia può farlo. Tutti i saggi hanno detto che tutto ciò che è dentro di te, che sia gioia, tristezza, alcolismo o qualsiasi altro cattivo vizio, non è possibile che qualcun altro lo tolga dalla tua vita.
Dovresti accettare le qualità positive attraverso le tue stesse convinzioni e eliminare le qualità indesiderabili attraverso le tue stesse convinzioni. Se sei convinto di avere ragione, fallo. E se sei convinto di avere torto, rinunciaci. In passato ho insegnato in tutto il mondo e quando le persone mi chiedevano se dovessero smettere di bere alcol, rispondevo: “Se vuoi bere, bevi. Non ho un giudizio su questo”. Tuttavia, se vuoi liberarti da un tratto negativo, non diventare ossessionato da esso; sii indifferente ad esso. Più sei ossessionato, più fortemente ti terrà tra le sue grinfie.
L’Hatha yoga è una soluzione per liberarti da tutte le impurità. Include asana, pranayama, mudra e bandha. Fai tre o quattro asana e uno o due pranayama ogni giorno. Ci sono solo tre tipi di pranayama: inspirazione, espirazione e trattenimento. Questi tre vengono modificati in modi diversi in diverse pratiche. Ci sono molte mudra, scegline due o tre che preferisci. Bandha significa chiudere, chiudere mooladhara, vishuddhi o manipura. Quindi, pratica asana, pranayama, mudra e bandha per mezz’ora o quarantacinque minuti, non di più. Non praticare per due o tre ore. E non pensare che stai praticando per liberarti dall’alcolismo. Rinunciare all’alcol non è lo scopo della tua vita. Lo scopo della vita non è lottare per liberarsi dai vizi, perché non esiste nulla chiamato “vizio”. Un vizio è un’ombra, proprio come un albero ha un’ombra. Per rimuovere l’ombra, dovrai abbattere l’albero. Non c’è una sola qualità negativa che esista in te, ce ne sono molte. Sono tutte ombre, maya, irreali.
IL RAPPORTO GURU-DISCEPOLO
Qual è il rapporto autentico tra guru e discepolo? Al giorno d’oggi, molti guru ingannano i discepoli.
La relazione tra guru e discepolo è un argomento molto ampio. La tradizione del guru si tramanda dai tempi antichi. Esistono diversi tipi di guru: ad esempio, il kula guru è il guru di famiglia, mentre l’adhyatmic è il guru spirituale. Esiste, certo, un rapporto tra il guru e il discepolo, ma non tutti sono necessariamente in grado di mantenerlo con costanza. Si tratta di una realizzazione molto elevata e difficile da spiegare. Non aspettatevi di sperimentare all’istante una connessione diretta, “telepatica” con il vostro guru.
Ricevere i sadhana
Il rapporto tra guru e discepolo è indispensabile, perché il guru è necessario alla crescita spirituale. Qualsiasi religione o filosofia, tutti i saggi e i visionari concordano nell’attribuire grande importanza al mantra del guru. La relazione con il guru inizia dal mantra; è la base del rapporto tra guru e discepolo. Più avanti, quando il guru sente che il discepolo sta facendo progressi, gli darà altri sadhana. Del resto, non è possibile praticare da subito tutti i sadhana; il guru non può insegnare tutto in una volta sola. Bisogna cominciare dall’ABC e progredire gradualmente. All’inizio praticherai il japa; dopo un anno, o forse due, il guru ti chiederà di svolgere un compito nuovo. Se sei un bravo cantore, potrà chiederti di intonare l’Om ogni mattina. Oppure potrebbe chiederti di praticare bhramari alle quattro del mattino perché vede una tua inclinazione in tal senso. O ancora, se intuisce che la tua mente è molto irrequieta, ad esempio perché’ vai a letto all’una di notte e ti alzi alle due del pomeriggio, non fai che viaggiare per il mondo e magari sei alle prese con le tasse… ti dirà di fare pranayama alla mattina, per prevenire le conseguenze che il tuo stile di vita ha sul tuo sistema nervoso. Se stai cercando di superare qualche grosso ostacolo, il maestro potrà esortarti ad eseguire un anushthana. Così, educando poco a poco il discepolo, il guru lo porta ad una condizione in cui egli si rende conto che, qualsiasi cosa stia accadendo, possa accadere in futuro o sia avvenuta in passato nella sua vita, è predeterminata. Il discepolo acquisisce la conoscenza del karma e di colui che fa il karma; giunge alla conoscenza del destino.
Alla base del guru
Molti cercano un guru e si chiedono: in base a cosa scegliere il proprio guru? Così come esistono dei criteri in base ai quali scegliamo un marito o una moglie, ci sarà pure un criterio per la scelta di un guru. Alla base deve esserci un fondamento che renda stabile la relazione tra guru e discepolo, che idealmente dovrebbe essere coerente ed eterna.
Così molti vanno in cerca di un guru armati di metro, per misurarlo. Pensano: “se il maestro non corrisponde ai miei criteri di valutazione, non fa per me!” Eppure, quando il discepolo trova il proprio guru, succede qualcosa di simile alla scintilla che scocca tra un ragazzo e una ragazza: è amore a prima vista! È il risveglio di Bhakti. È la calma assoluta che scende sulla mente.
Non bisogna basarsi su alcun parametro per giudicare un guru. Quando inizi a frequentare una scuola per la prima volta, non vai certo a chiedere quali siano le qualifiche del maestro. Non sei altro che uno sciocco, quindi come puoi giudicare se è abbastanza qualificato? Sei forse in grado di capire se il guru è abbastanza bravo per te? Vai dal guru con la mente sgombra, cerca il guru con mente libera. Quando arriverai davanti al guru, la tua mente troverà la quiete. Questo è il rapporto tra guru e discepolo.
Quando me ne andai di casa, andai nel Rajasthan, dove viveva una mia sorella adottiva. Era medico, ma si interessava anche a tematiche spirituali, così pensai che avrebbe potuto darmi qualche suggerimento. Mi diede l’indirizzo del suo guru e mi ci recai. Il guru fu molto felice di conoscermi, perché pensava che un ragazzo istruito come me avrebbe potuto prendersi cura del suo ashram. Mi vedeva come un potenziale successore. Era un brav’uomo e ho imparato molto da lui. Possedeva una vasta conoscenza degli aspetti teorici del tantra. Rimasi da lui per sei mesi. Lo rispettavo molto e anche lui mi stimava. Ma un giorno, qualcosa scattò nella mia testa. Mi dissi: “Non voglio diventare il suo successore. Se devo occuparmi di una proprietà, tanto vale che torni a casa mia”. Così scavalcai il muro dell’ashram e scappai.
Presi il treno. Nel vagone incontrai un mahatma con i capelli arruffati e la barba lunga. Mi chiese: “Dove stai andando?” Risposi: “Voglio diventare un discepolo; ho bisogno di un guru.” Il mahatma si infuriò e mi diede una bella strapazzata, ma poi mi portò a Kali Kamliwala Gurudwara a Rishikesh e mi disse: “Se sei in cerca di un guru, questo e’ il posto giusto”. Il giorno dopo andai da Vishnudevanandaji al Kailash Ashram. Mi prostrai ai suoi piedi e dissi: “Voglio prendere il sannyasa”. Egli disse: “Se prenderai il sannyasa e verrai da me, ti accoglierò. Ma io non ti darò il sannyasa, perché non posso farlo. Sono solo l’acharaya di un akhara”. Poi mi parlò di Swami Sivananda.
Appena vidi Swami Sivananda, tutti i miei pensieri sulla ricerca di un guru svanirono come d’incanto e mi dissi: “Questo e’ il mio posto”. Quando alla sola vista di una persona il desiderio d’amore si appaga e shraddha¸la fede, trova il suo compimento, quello è il tuo guru. È il tuo amante. Fu cosi’ che rimasi all’ashram.
Conducevamo una vita molto dura. Il nostro guru non era ricco; dovevamo chiedere l’elemosina per le strade e dormire per terra. Eravamo tormentati dalle zanzare, scorpioni e serpenti ci strisciavano addosso e l’acqua del Gange era sporca. Ma non ci facevamo caso. Quando ricordo quei giorni, mi meraviglio di essere rimasto nonostante tutto. Guruji rimaneva chiuso nella sua stanza e non lo incontravamo mai. Restava nel suo kutir e noi lavoravamo all’esterno. Ora voi mi potreste chiedere: ma se il discepolo e il maestro non si incontrano neppure, come farà il discepolo ad imparare?
Cucinavo, pulivo gli utensili, portavo l’acqua dal Gange, tagliavo la legna, mi inerpicavo per sei chilometri fino all’ufficio dell’esattore distrettuale per ottenere la tessera per comprare la razione di zucchero al negozio. Facevo tutto quello che fa un servitore in una casa. Lavoravo nell’ashram come servo. Ma che giorni felici erano quelli! A volte vorrei poter lasciare questo mio corpo e tornare all’ashram. E’ così bello vivere come discepolo in un ashram! Molto meglio che vivere come un guru. La vita del discepolo è incomparabilmente più gioiosa.
La relazione tra guru e discepolo è in un certo senso un rapporto d’amore. L’unica differenza è che, mentre nel mondo materiale la base dell’amore è la vita umana, qui la base dell’amore è la vita spirituale. Là si chiama amore; qui si chiama bhakti. Là si chiama ishk majaji; qui si chiama ishk hakiki. Uno è amore mondano; l’altro è amore spirituale. In esso due anime si uniscono; e attraverso questa unione spirituale nasce un figlio: la saggezza. Dopo tutto, il nostro Guruji ha fatto sì che dessimo alla luce dei figli. Chi è dunque il nostro figlio? La forma di quel figlio è jnana, la saggezza.
E’ essenziale avere un guru. Abbiamo bisogno di maestri: alla scuola elementare, alle medie e poi più avanti, al college e all’università. Allo stesso modo, chiunque voglia seguire un cammino spirituale deve trovare un guru. Sia che il nostro obiettivo sia semplicemente praticare mantra japa o hatha yoga, sia che scegliamo di approfondire raja yoga, bhakti yoga o jnana yoga, dovremo cercare un guru.
Falsi guru
Ricordate sempre: anche se un guru non e’ autentico, prima o poi dovrà diventarlo.
Poniamo che un impostore si travesta da guru per imbrogliare i discepoli. Ebbene, non potrà continuare a lungo nella finzione. Prima o poi il suo spirito si risveglierà e lo costringerà a diventare un vero guru. L’ho visto succedere a molti. Puo’ darsi che ci sia davvero in giro qualche falso guru. Ma in questo paese i veri guru non mancano di sicuro. L’India e’ la terra dei guru. Migliaia di persone accorrono da ogni dove in cerca di un guru. Vanno forse a cercarlo in Russia o in America? La gente va negli Stati Uniti per studiare o per far soldi, ma non certo per cercare un guru. Chiunque cerchi un guru deve per forza venire in India. Dall’Alaska alle Isole Falkland all’Irlanda, e’ universalmente riconosciuto che l’India e’ la terra dei guru. Vi sfido a dimostrare il contrario! E’ qui che le persone ricevono un’educazione spirituale. In tutti i paesi occidentali ci sono centri yoga e centri spirituali di ogni genere, ma chi cerca un guru viene in India. Perché, proprio come la vita di un uomo o di una donna e’ incompleta senza l’altro, la vita spirituale di un aspirante e’ priva di senso senza un guru.